Medicina integrata

OK Aifa a vaccino antipneumococcico 21-valente

HealthDesk - Mar, 06/03/2025 - 12:53
Farmaci

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha annunciato tramite la classificazione in classe CNN del vaccino pneumococcico coniugato 21-valente di MSD (V116) per l'immunizzazione attiva nella prevenzione della malattia invasiva e della polmonite causata da Streptococcus pneumoniae in ersone di età pari o superiore a 18 anni.

Il vaccino è specificatamente sviluppato per proteggere gli adulti dai sierotipi responsabili della maggior parte dei casi di malattia pneumococcica invasiva (IPD), inclusi otto sierotipi unici che non sono coperti da nessun altro vaccino pneumococcico.

La decisione dell'Aifa si basa sulla recente approvazione da parte della  Commissione europea che ha valutato i dati di sicurezza e immunogenicità di V116 sulla base  del programma clinico STRIDE di Fase 3.

Questa approvazione «porta finalmente nella cassetta degli attrezzi della prevenzione, per la prima volta, una nuova opzione specificatamente pensata e sviluppata per la 5popolazione adulta» sottolinea Enrico Di Rosa, presidente della Società italiana igiene medicina preventiva e sanità pubblica (Siti). «Mi auguro ora – aggiunge - che i Servizi sanitari regionali rendano disponibile questo nuovo vaccino nel più breve tempo possibile. Non possiamo mancare l’appuntamento della prossima campagna vaccinale anti-pneumococcica che come sempre inizierà con quella anti-influenzale».

La vaccinazione anti-pneumococcica dell’adulto è gratuita per la coorte dei 65enni e per tutte le persone maggiori di 18 anni con determinate comorbidità.

Le coperture vaccinali nei confronti di polmoniti e malattie da pneumococco «sono lontane dall’obiettivo del 75% previsto dalle linee guida – ricorda Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) - e l’approvazione di V116, un nuovo vaccino che tramite un’unica somministrazione assicura una protezione duratura, può essere un’arma importante per prevenire queste patologie per tutta la vita».

L’approvazione dell'Aifa del nuovo vaccino, osserva Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di MSD Italia, «rende finalmente disponibile nel nostro Paese uno strumento specifico per la prevenzione delle patologie da pneumococco negli adulti e negli anziani. Da subito lavoreremo insieme alle autorità competenti a tutti i livelli – assicura - in modo da garantire nel più breve tempo possibile l’innovazione a chi ne ha più bisogno».

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Hiv e prevenzione: cresce l’uso della PrEP, ma restano difformità tra le Regioni

HealthDesk - Mar, 06/03/2025 - 10:27
ICAR 2025 HIV_(14550958775).jpg Immagine: NIAID, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons A due anni dall'ok dell'Aifa, nel 2024 16.220 persone hanno fatto uso della profilassi pre-esposizione (PrEP) contro l’Hiv in Italia

A due anni dall’autorizzazione al rimborso Aifa, la profilassi pre-esposizione (PrEP) contro l’Hiv in Italia ha registrato un incremento del 43,2%, con 16.220 utenti nel 2024 rispetto ai circa 11.330 dell’anno precedente. I dati, presentati nella 17a edizione dell'Italian Conference on Aids and Antiviral Research (ICAR) a Padova, sono però accompagnati anche da alcuni problemi ancora da risolvere, come la difformità dei servizi sul territorio oltre alla crescita delle infezioni sessualmente trasmissibili (Ist) e dell’uso di sostanze nelle attività sessuali (chemsex).

L’uso di PrEP e la distanza tra Nord e Sud. Secondo il report congiunto del network ICONA e dell’Istituto superiore di sanità, nel 2024 gli utenti PrEP sono saliti a 16.220, con un incremento del 43,2% rispetto al 2023. Ma la crescita non è uniforme: se l’Emilia-Romagna ha registrato un balzo del 54,7% e il Friuli-Venezia Giulia addirittura del 65,4%, Regioni come la Campania (+10%) e la Puglia (0%) restano fanalini di coda, mettendo in evidenza gravi disparità territoriali. La concentrazione dei servizi nei Centri Hiv ospedalieri, inoltre, continua a rappresentare un ostacolo all’accesso per le fasce più vulnerabili della popolazione.

L’aumento delle Ist. I dati raccolti dagli studi “HIV PrEP and STI Surveillance: insights from a Tertiary HIV Unit” (Padova) e “The need and frequency of STI testing depends on the lifestyle of the people on PrEP. Data from the PrEP Point Plus (PPP) in Bologna” sul monitoraggio delle Ist tra gli utenti PrEP indicano che circa un quarto dei partecipanti (25 e 26%) ha contratto almeno un’infezione sessualmente trasmessa nel corso del follow up. Questo suggerisce l’opportunità di sviluppare un approccio basato non su controlli trimestrali, ma sulla frequenza dei rapporti e sull’uso del profilattico, per personalizzare i controlli e migliorare sia la qualità dell’assistenza che l’uso delle risorse sanitarie.

Sale la prevalenza del chemsex. Lo studio “Rising chemsex trends among PrEP users in Milan: a 2024-2025 study” di inizio 2025 ha messo in luce un aumento del chemsex. La pratica, che prevede l’uso di sostanze per prolungare o intensificare i rapporti sessuali, ha interessato il 22% degli intervistati, in aumento rispetto al 14% del 2024. Le sostanze maggiormente impiegate includono mephedrone (38%), GHB/GBL (22%) e MDPV (13%).

«I dati proposti a ICAR 2025 – sottolinea Annamaria Cattelan, copresidente ICAR – mostrano come un’offerta differenziata dei servizi di erogazione della PrEP, per esempio le sedi dei check-point o le sedi di Associazioni locali, possa contribuire alla diffusione della PrEP specie nelle popolazioni difficili da raggiungere. È altresì strategico adottare un approccio integrato che comprenda programmi di formazione del personale dedicato mirati alle conoscenze del chemsex, di eventuali altre pratiche sessuali e del counseling motivazionale al fine di riconoscere e gestire tempestivamente i comportamenti a rischio. Parallelamente – aggiunge - altro passaggio essenziale affrontato a ICAR è la discussione sull’adozione di un modello di screening delle Ist che sia flessibile e modulato in base al profilo di rischio di ciascun utente».

Le infezioni sessualmente trasmesse, infatti, «restano temibili e sono in forte crescita – avverte Saverio Parisi, copresidente ICAR – sia nella popolazione generale che tra le persone con Hiv. È dunque fondamentale ricordare l’importanza di tutti gli strumenti preventivi, a partire dal preservativo. In questo discorso deve rientrare anche una rinnovata attenzione alla prevenzione del Papilloma virus: il vaccino è raccomandato non solo nella popolazione generale in età preadolescenziale, ma anche nelle persone con Hiv per ridurre l’incidenza di lesioni e tumori correlati».

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Premiati i vincitori della 12° edizione delle Ibsa Foundation Fellowship

HealthDesk - Lun, 06/02/2025 - 09:50
Giovani & ricerca scientifica

Con 259 candidature da 45 Paesi, l’edizione 2024 delle Ibsa Foundation Fellowship hanno raggiunto il record assoluto di partecipazione. L’Italia si conferma al primo posto con 95 progetti, seguita da Stati Uniti (30), Spagna e Svizzera (entrambe 25).

Martedì 27 maggio si è svolta a Milano la cerimonia di premiazione dei sei progetti vincitori, ciascuno dei quali si è aggiudicato una borsa di studio del valore di 32 mila euro. Tra i premiati c'è anche una ricercatrice italiana, Ilaria Chiaradia della Sapienza Università di Roma, per un progetto nell’ambito della fertilità. Un risultato che conferma la solidità della scuola scientifica italiana e il rilevante contributo nazionale all’iniziativa: dal 2012 a oggi, 25 dei 58 ricercatori premiati sono italiani, un dato che colloca l’Italia al primo posto per numero di beneficiari, seguita da Spagna e Cina con cinque vincitori ciascuna.

Nate per sostenere giovani ricercatori sotto i 40 anni di Università e Istituti di tutto il mondo, le Ibsa Foundation Fellowship incentivano la ricerca indipendente e innovativa in cinque aree: Dermatologia, Endocrinologia, Fertilità/Urologia, Medicina del dolore/Ortopedia/Reumatologia e Healthy Aging/Medicina rigenerativa.

«Sostenere il talento dei giovani ricercatori rappresenta per Ibsa Foundation un investimento strategico per il progresso scientifico e per la costruzione di una società più consapevole e preparata ad affrontare le sfide del futuro» dice Silvia Misiti, direttrice di Ibsa Foundation per la ricerca scientifica. «Ciò che rende particolari le nostre Fellowship è la scelta di puntare sulla ricerca di base – precisa - un ambito spesso trascurato dai grandi finanziamenti, ma fondamentale per ogni avanzamento realmente innovativo nel campo biomedico. Il metodo e le tempistiche rigorose di valutazione del nostro autorevole Board scientifico sono metriche fondamentali per rispondere ai progetti innovativi presentati e per distribuire in maniera corretta le risorse, favorendo progetti che si distinguono in originalità, fattibilità e prospettive di sviluppo».

I vincitori dell’edizione 2024 sono Ilaria Chiaradia (Sapienza Università di Roma, Italia - Fertilità/Urologia); Masami Ando Kuri (Wellcome Sanger Institute, Cambridge, UK – Dermatologia); Enchen Zhou (University of California San Diego, USA – Endocrinologia); Prach Techameena (Karolinska Institutet, Svezia - Medicina del dolore/Ortopedia/Reumatologia); Sergio Perez Diaz (Karolinska Institutet, Svezia - Healthy aging/Medicina rigenerativa); Vanessa Lopez Polo (University of California San Francisco, USA - Healthy aging/Medicina rigenerativa).

Nel corso dell’evento è stata inoltre annunciata l’apertura del bando Fellowship 2025, che conferma sei borse di studio da 32 mila euro, di cui una destinata all’area scientifica che riceverà il maggior numero di candidature. Tra le novità dell’edizione, l’Ibsa Foundation Research Equity Prize, un premio da 5 mila euro dedicato al miglior progetto presentato da ricercatori attivi in Paesi in via di sviluppo, con l’obiettivo di promuovere una maggiore equità nell’accesso alle risorse per la ricerca.

Le candidature per l’edizione 2025 sono aperte fino al 31 gennaio 2026, attraverso la piattaforma dedicata sul sito di Ibsa Foundation. 


 

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Una call for innovation europea per prevenire le morti neonatali

HealthDesk - Dom, 06/01/2025 - 12:02
L'iniziativa

Ogni anno, circa 400 mila neonati in Europa vengono ricoverati nelle unità di terapia intensiva neonatale (NICU) e i neonati prematuri o con basso peso alla nascita sono quelli che corrono i rischi maggiori. Quasi un neonato su dieci viene ricoverato con la sindrome da distress respiratorio (RDS) che continua a rappresentare una delle principali minacce per i neonati prematuri. Nonostante i progressi nei trattamenti, la RDS resta una delle principali cause di malattia e mortalità in questo gruppo vulnerabile. In Italia, un neonato su 41 con RDS muore.

Per molte famiglie, quindi, un accesso tempestivo a cure neonatali di qualità è cruciale.

Per contribuire ad affrontare queste sfide e promuovere l'innovazione nell'assistenza materna e neonatale, EIT Health InnoStars lancia InnoStars Connect una call rivolta a università, ospedali, centri di ricerca, start-up e Pmi per sviluppare soluzioni che migliorino l’assistenza prenatale e natale e l’assistenza respiratoria neonatale in particolare nei casi di RDS neonatale e displasia broncopolmonare (BPD). Accanto a questa sfida, l’iniziativa mira anche a trovare soluzioni digitali per ottimizzare la programmazione ospedaliera, con l’obiettivo di migliorare i flussi clinici e l’esperienza dei pazienti.

«InnoStars Connect è un potente esempio di come le sfide del mondo reale possano accendere un'innovazione significativa e collaborativa» sostiene Sarah Haddadin, Innovation Lead RIS e Programme Manager di EIT Health InnoStars. «La nostra missione principale In EIT Health è costruire connessioni in grado di trasformare le idee in un impatto concreto - precisa - mettendo insieme start-up, ricercatori, operatori sanitari e industria per risolvere problemi reali, come le morti neonatali prevenibili e i sistemi ospedalieri inefficienti. Con questa iniziativa, offriamo agli innovatori dell'Europa meridionale, orientale e centrale la piattaforma, il supporto e le partnership di cui hanno bisogno per guidare un vero cambiamento».

Saranno selezionati dieci team per co-sviluppare e testare le loro idee insieme ai partner Chiesi Group e Coimbra Local Health Unit, con la guida di figure di spicco del settore farmaceutico e sanitario. Ogni team riceverà un  contributo forfettario di 10 mila euro. Dopo aver perfezionato i progetti durante il programma, i team migliori presenteranno le loro soluzioni ai leader europei del settore sanitario durante l'EIT Health InnoStars Grand Final.

La scadenza per candidarsi è il 13 giugno.

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Per la prima volta al mondo dimostrata l’efficacia della neurostimolazione midollare in un paziente paraplegico

HealthDesk - Dom, 06/01/2025 - 10:27
Il caso Foto 3 OSR UNISR paziente alla Wings For Life World Run.jpg Un uomo di 33 anni con un con grave deficit motorio a causa di una lesione è riuscito a ottenere un miglioramento della forza muscolare, della deambulazione e del controllo motorio, fino a consentirgli un recupero considerato «incredibile»

Grazie a un neurostimolatore impiantato nello spazio epidurale e a protocolli specifici di stimolazione e riabilitazione, un uomo di 33 anni con una lesione traumatica estesa al cono midollare con conseguente grave deficit motorio, è riuscito a ottenere un miglioramento della forza muscolare, della deambulazione e del controllo motorio, fino a consentirgli un recupero considerato «incredibile».

Il caso clinico, pubblicato su Med – Cell Press, è stato condotto dal team del MINE Lab, che vede coinvolti i medici, fisioterapisti e i ricercatori del San Raffaele di Milano e dell'Università Vita-Salute San Raffaele (UniSR) insieme con i bioingegneri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

«Con questo case study – spiega Luigi Albano, neurochirurgo e ricercatore del San Raffaele, primo autore dello studio - abbiamo dimostrato, per la prima volta, l’efficacia della stimolazione elettrica epidurale coadiuvata dalla riabilitazione nel ripristinare le funzioni motorie degli arti inferiori in un paziente affetto da paraplegia a causa di una lesione grave estesa al cono midollare, ovvero la porzione terminale del midollo spinale, consentendogli di raggiungere la stazione eretta e di deambulare per brevi distanze. Oltre al recupero motorio – aggiunge - la stimolazione ha determinato un miglioramento clinicamente rilevante del dolore neuropatico e della qualità della vita complessiva del paziente».

I risultati di questo studio «offrono nuove speranze ai pazienti con lesioni midollari gravi che hanno vissuto un lungo periodo di immobilità – assicura Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia al San Raffaele e professore di Neurochirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele – offrendo la possibilità di recuperi impensabili fino a poco tempo fa grazie all’integrazione della neuromodulazione avanzata e della riabilitazione personalizzata».

Il cono midollare è la porzione terminale del midollo spinale, situata indicativamente tra la prima e la seconda vertebra lombare (L1–L2). In quest’area, il sistema nervoso centrale si fonde funzionalmente con quello periferico: una lesione in questa regione può quindi compromettere sia le funzioni motorie e sensitive degli arti inferiori, sia il controllo di funzioni vitali come minzione, defecazione e sessualità. I traumi del cono midollare possono essere causati da incidenti stradali, cadute o eventi violenti, e rappresentano una quota significativa (oltre il 50% delle lesioni spinali) che coinvolgono la giunzione tra midollo e radici spinali.

Le lesioni in questa zona «risultano tra le più difficili da trattare e spesso comportano una combinazione di paraplegia, dolore neuropatico severo e disturbi sfinterici» precisa Albano, e «le opzioni terapeutiche tradizionali sono limitate e si concentrano soprattutto sulla riabilitazione, ma i margini di recupero sono generalmente modesti».

Il protagonista di questo studio è un uomo di 33 anni, colpito quattro anni fa da una grave lesione midollare a livello toracico basso (T11–T12), che gli ha causato una paralisi degli arti inferiori. La lesione, classificata come “incompleta”, aveva però compromesso profondamente la sua capacità di movimento. Nonostante due cicli intensivi di riabilitazione eseguiti dopo l’incidente, il paziente non era più in grado di camminare né di stare in piedi.

«Abbiamo impiantato un sistema di stimolazione midollare con 32 elettrodi, posizionandolo tra T11 e L1» racconta Mortini. «La stimolazione, una volta attivata, ha consentito di riaccendere alcuni circuiti nervosi residui -prosegue - in particolare quelli che controllano i muscoli del tronco e i flessori dell’anca, essenziali per il recupero della postura e della camminata. Dopo una fase iniziale di calibrazione, il paziente ha seguito un programma riabilitativo innovativo che integra esercizi in ambiente di realtà virtuale, utilizzando feedback sensoriali e motori».

Come osserva Daniele Emedoli, fisioterapista dell’Unità di Riabilitazione disturbi neurologici-cognitivi-motori del San Raffaele, nel gito di soli tre mesi, il paziente ha mostrato un conseguente potenziamento della mobilità degli arti inferiori, ha migliorato il controllo posturale del tronco in posizione seduta, permettendo lo spostamento del baricentro senza perdita di equilibrio e infine, si è osservato un ampliamento dell’angolo di flessione del tronco”.

Nel tempo, il paziente ha gradualmente ridotto il supporto necessario per camminare e alla dimissione era già in grado di percorrere 58 metri in sei minuti e completare il test dei dieci metri in poco più di 40 secondi. Ma il traguardo «più incredibile» è arrivato sei mesi dopo l’intervento: ha camminato autonomamente per un chilometro con il solo ausilio del deambulatore e tutori.

«Il successo di questo percorso dimostra quanto sia fondamentale il lavoro di squadra tra fisioterapisti, fisiatri, neurologi, neurochirurghi e ingegneri» commenta infine Sandro Iannaccone, direttore del Dipartimento di Riabilitazione del San Raffaele. 

 


 

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Innovazione per l’equilibrio della sanità: presentata la VI edizione di Welfair

HealthDesk - Dom, 06/01/2025 - 10:11
Dal 4 al 7 novembre prossimi

Si svolgerà alla Fiera di Roma dal 4 al 7 novembre prossimi la seta edizione di  Welfair 2025. La presentazione è avvenuta mercoledì 28 maggio al ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit), a opera dei coordinatori scientifici Enzo Chilelli e Giovanni Scapagnini e da Marinella D’Innocenzo, membro Comitato scientifico della Fiera.

Intitolata: “L’equilibrio della Sanità. L’innovazione: da produttori di spesa a strumenti per la sostenibilità”, Welfair 2025 avrà come mission principale quella di «essere una fiera di connessioni capaci di far sistema per la sanità del futuro, al centro della quale va posta la Governance come punto essenziale di raccordo. Ed intorno, tra le altre, connessioni tra Ssn, Biomedicale e Digital health; tra prevenzione, invecchiamento in salute e sostenibilità».

«Negli ultimi anni, l’Italia ha perso quasi due anni di aspettativa di vita – sottolinea Scapagnini - e, dal 2013, la curva ha iniziato a declinare. Ma il dato più critico riguarda la vita in salute: oggi viviamo fino a 80 anni, ma solo poco meno di 60 in buona salute. Significa convivere con patologie croniche per circa venti anni, con ricadute pesanti anche sulla spesa pubblica. Entro il 2050, un anziano su tre potrebbe essere colpito da malattie neurodegenerative. La buona notizia è che possiamo intervenire: stili di vita corretti riducono il rischio demenza di oltre il 45%. Per questo, nella prossima edizione di Welfair daremo spazio alla prevenzione primaria, alla nutrizione e alla promozione della salute come leve strategiche per la sostenibilità». 

In contemporanea e contiguità con Welfair, dal 5 all’8 novembre 2025, Fiera Roma ospiterà il Lipedema World Congress, congresso mondiale dedicato al lipedema, patologia cronica e ancora poco conosciuta che colpisce in modo prevalente le donne (fino al 18% della popolazione femminile mondiale), causando accumuli dolorosi di tessuto adiposo a livello di gambe, glutei e braccia. Il congresso riunirà i massimi esperti mondiali in un confronto multidisciplinare senza precedenti: sono attesi relatori e delegazioni da oltre trenta Paesi, con l’obiettivo di fare rete, condividere conoscenze e avanzare nella comprensione, diagnosi e cura della patologia.

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I pediatri Sip: «Solidarietà ai bambini di Gaza, non possiamo restare in silenzio»

HealthDesk - Sab, 05/31/2025 - 10:10
Il Congresso

«Esprimiamo la nostra profonda solidarietà a tutti i bambini vittime della guerra: a quelli di Gaza, ma anche a quelli ucraini, molti dei quali deportati, e ai più di 400 milioni di bambini che oggi vivono in aree teatro di conflitto. Non potevamo non dedicare questo Congresso a loro, a tutti i piccoli che soffrono e a cui sono negati i diritti fondamentali, a partire dal diritto alla salute e alla vita».

Con queste parole, seguite da un minuto di silenzio, il presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Rino Agostiniani, ha aperto a Napoli l’80° Congresso nazionale della Sip, in programma fino al 31 maggio con la partecipazione di oltre 2 mila pediatri da tutta Italia.

L'infanzia, ricorda la Sip, deve essere sempre considerata al riparo dalla violenza e dalla privazione. «Come pediatri – aggiunge Agostiniani – abbiamo il dovere non solo di curare, ma anche di alzare la voce quando i diritti dei bambini vengono violati. Restare in silenzio di fronte a ciò che sta accadendo significherebbe rinnegare la nostra missione. Chiediamo a tutte le Istituzioni nazionali e internazionali di fare ogni sforzo per proteggere i bambini e garantire loro un presente dignitoso e un futuro possibile».

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A rischio di esclusione 144 mila persone con sclerosi multipla

HealthDesk - Ven, 05/30/2025 - 17:06
Barometro 2025 Aism.jpg Immagine: @HealthDesk Per la Giornata mondiale della sclerosi multipla, AISM presenta il Barometro SM 2025 insieme all’indagine Hard to Reach.

In Italia, circa 144 mila persone convivono con la sclerosi multipla (SM) e molte di loro devono affrontare una battaglia invisibile perchè spesso si scontrano con muri di silenzio e burocrazia. Per alcune, la situazione è ancora più drammatica: sono le Hard to Reach, quelle che il sistema non riconosce, non intercetta, non prende in carico. Sono oltre 14 mila persone, il 10% della popolazione con SM, che vivono senza un riferimento certo, senza percorsi di cura e assistenza sociale adeguati.

Per la Giornata mondiale della sclerosi multipla, AISM presenta il Barometro SM 2025 insieme all’indagine Hard to Reach.

Hard to Reach. Sono donne e uomini che hanno tra i 45 e i 60 anni, convivono con otto sintomi della SM e nel 47% dei casi affrontano anche altre patologie croniche concomitanti. Il 61% di loro vede insoddisfatti i propri bisogni riabilitativi. Il 59% non ha supporto psicologico. Dopo un ricovero, il 62,3% non riceve alcun aiuto. Il 45,3% ha bisogno di assistenza domiciliare, ma due terzi non riescono ad averla.

Per loro, affrontare la malattia significa anche “mettere mano al portafoglio”: il 65% ha dovuto pagare di tasca propria le prestazioni specialistiche, perché il sistema pubblico non ha risposto.

Poi c’è l’isolamento sociale, riportato dal 57% delle persone. Per alcuni, nemmeno la famiglia o gli amici riescono a rappresentare un punto di riferimento.

 

La rete in crisi. Secondo il Barometro SM 2025, delle 144 mila persone che ne soffrono, il 78% ha almeno un bisogno insoddisfatto, il 33,8% ne ha tre o più, senza risposte adeguate. Il 76,5% ha vissuto almeno una discriminazione, sul lavoro, con la burocrazia, nei servizi essenziali. Il 50% di chi lavora teme di perdere il posto, perché il mercato non si adatta a chi ha una malattia cronica o disabilità.

Il costo sociale complessivo medio della SM è di 46.400 euro l'anno per persona, cifra che sale a oltre 63 mila euro nei casi più gravi. In questi, le famiglie arrivano a spendere di tasca propria oltre 14 mila euro l’anno, soprattutto per coprire i costi dell’assistenza.

La sclerosi multipla costa alla società italiana 6,7 miliardi di euro l’anno. Tuttavia, la spesa pubblica per persona con SM si attesta tra i 22 mila e i 23 mila euro annui,

«Non possiamo accettare il rischio che decine di migliaia di persone restino escluse perché i servizi non si attivano» sostiene Francesco Vacca, presidente Aism. «Il Barometro – aggiunge - è un richiamo urgente a costruire una rete integrata e umanizzata che oggi, per molti, non esiste».

Per Mario Alberto Battaglia, presidente Fism, «serve un nuovo patto tra sanità, sociale, territorio e persone. Dobbiamo rendere pienamente operativi i PDTA, rafforzare la rete dei Centri SM, investire in processi come il Progetto di vita previsto dalla Riforma della disabilità. Ogni persona può diventare “Hard to Reach” – avverte - se il sistema non reagisce prontamente: un servizio che si interrompe, un caregiver che cede, un farmaco che cambia. Parlare di sostenibilità significa investire in terapie precoci, riabilitazione, supporto psicologico, lavoro».

In occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla, Aism lancia una nuova consultazione pubblica per l’Agenda della SM e patologie correlate verso il 2030. «Invitiamo tutte le persone con sclerosi multipla, le famiglie, i professionisti e le Istituzioni a contribuire. Solo insieme – conclude Vacca - possiamo costruire un futuro più giusto, inclusivo e davvero centrato sulla persona».

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